Gli imballaggi giocano un ruolo fondamentale nella commercializzazione di un prodotto. Il marketing associato al packaging ha, in certi casi, perfino più valore di quello relativo al prodotto. Anche quando si parla di internazionalizzazione, si tratta di un elemento incredibilmente importante da valutare. Ma c’è un altro tipo di “packaging”, se così possiamo dire. E’ l’imballaggio con cui prodotti, sia quelli finiti che i semilavorati, vengono spediti tra fornitore e cliente della catena distributiva.
Spesso, constatiamo che l’aspetto dell’imballaggio non è preso in considerazione come dovrebbe dalle imprese. Il discorso è ampio: non si tratta solo di assicurarsi che la merce spedita arrivi intera e che sia ben protetta durante il trasporto. Invece, spesso l’atteggiamento tende ad essere: “Una volta che la merce arriva intera, che problema c’è?”
Vendere non basta: per l’estero ci sono obblighi da considerare e valutazioni da affrontare
Come tutti gli elementi del prodotto e della sua filiera, l’imballaggio è sottoposto a regole, scritte e non scritte, quando il prodotto è destinato all’estero. Buona parte di quelle scritte, riguardano entrambi i tipi di “packaging”. Ad esempio, le regole sanitarie e di sicurezza per proteggere il suo contenuto, e quello che sta al di fuori: nel primo caso, pensiamo al settore alimentare, nel secondo a quello chimico, con i singoli paesi che possono normare su soluzioni specifiche in termini di modalità e materiali, oltre che chiaramente di tracciabilità tramite informazioni indicate sull’imballo stesso.
Valore della transazione e fiscalità di confine
Le regole non si fermano qui. L’imballaggio è rilevante nella dichiarazione del valore doganale delle merci, base imponibile per l’applicazione della fiscalità di confine facendo parte del “Valore della Transazione”. Le omissioni in questo senso possono essere particolarmente pesanti in quanto, in molti casi, l’incidenza dell’imballaggio risulta elevata. E’ quindi importante comprendere il valore dell’imballo nella dichiarazione doganale, anche se questo fosse esposto separatamente in fattura.
Imballaggio e voce doganale, una sfumatura chiave
Riguardo alla voce doganale poi il principio è che gli imballaggi siano da classificarsi obbligatoriamente alla voce delle merce che imballano nel caso non siano riutilizzabili e siano del tipo normalmente utilizzato per questo genere di merci. Altrimenti, per quanto riguarda gli imballaggi durevoli, tale classificazione è considerata solo una possibilità: ecco un’altra valutazione da fare.
Occhio al CONAI
Gli imballaggi che vengono esportati (i cui rifiuti sono gestiti all’estero) escono poi dalle competenze CONAI e sono pertanto esenti dal Contributo Ambientale. CONAI prevede varie procedure di esenzione e di rimborso, anch’esse da prendere in considerazione prima di partire con un progetto.
Gli Imballaggi contano anche per la certificazione AEO
L’imballaggio rileva anche ai fini della certificazione AEO, che richede una dettagliata analisi delle operazioni, della relativa distribuzione dei compiti alla fase dell’etichettatura e dei relativi contenunti, a confermare l’importanza del tema. In altre parole, prima di affrontare qualunque processo di internazionalizzazione, è necessario impostare una filiera specifica anche dal punto di vista dell’imballaggio. Chi, come, cosa, una tracciabilità completa. Un’analisi degli obblighi relativi, che parta dall’identificazione di tutte le autorità coinvolte, interne ed estere.
In questo discorso, ovviamente, si inseriscono nel discorso le regole non scritte, quelle che però, anche se tutto il resto è fatto a regola d’arte, rispettando ogni normativa alla perfezione, possono decretare un fallimento. Quelle commerciali e del marketing.
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