Continuiamo nella nostra indagine sulle trasferte all’estero in periodo di emergenza sanitaria da Covid-19. Nei giorni scorsi abbiamo toccato molteplici aspetti legati alla movimentazione delle persone. Oggi ci occupiamo di quali sono i rischi per il datore di lavoro e le sue possibili responsabilità.
Abbiamo parlato della tutela del lavoratore ma è bene evidenziare che solo tutelando il lavoratore il datore di lavoro salvaguarda la continuità aziendale.
Quali rischi legati al Covid-19 corre il datore di lavoro?
Il DL 17/03/2020 n. 18 (Cura Italia), convertito in legge 27/2020, ha chiarito che l’infezione da Covid-19 contratta in occasione di lavoro è tutelata dall’INAIL quale infortunio sul lavoro. L’istituto potrebbe quindi accertare responsabilità penali e civili qualora ne sussistano i presupposti, vale a dire il nesso di causalità, che può essere accertato qualora il dipendente si ammali nel corso o al rientro da una trasferta all’estero, e la colpa del datore di lavoro.
L’art. 2087 del codice civile prevede che “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
L’art. 29-bis della Legge 40/2020, che ha convertito il DL 8 aprile 2020 n. 23 (Liquidità), ha confermato ciò che già aveva anticipato l’INAIL con la circolare n. 22 del 20/05/2020 e cioè che il datore di lavoro assolve agli obblighi previsti dall’art. 2087 del Codice Civile se applica le prescrizioni contenute nel Protocollo Condiviso del 24/04/2020 e dei protocolli di settore.
Naturalmente i protocolli condivisi sono tipicamente italiani e non certo applicabili da parte dell’azienda ospitante. Per chi svolge trasferte all’estero è indispensabile adottare un disciplinare ad hoc o integrare quello esistente, in accordo con le rappresentanze sindacali e coinvolgendo il medico del lavoro, dopo un’accurata valutazione dei rischi: il datore di lavoro deve infatti dimostrare di avere posto in essere tutte le misure possibili per tutelare la salute del lavoratore inviato in missione.
Come impatta questa situazione sul business?
Non conoscere le restrizioni e gli obblighi può portare a ricadute anche gravi sul business. Le quarantene impreviste comportano, ad esempio:
- Maggiori costi di soggiorno e costi del personale, dal momento che la quarantena all’estero non è considerata malattia ai fini INPS
- I maggiori costi in genere non vengono riconosciuti dai clienti se non previsti contrattualmente
- Inadempimenti contrattuali o ritardi nell’adempimento delle obbligazioni contrattuali verso i clienti
- Problemi organizzativi perché i lavoratori devono restare lontani dalla sede aziendale più del previsto
Il tutto, per non parlare delle possibili conseguenze di un’azione di responsabilità dell’INAIL in caso di contagio. Raccomandiamo di svolgere un’accurata due diligence in preparazione della trasferta, necessaria per la tutela dei lavoratori e la salvaguardia della continuità aziendale.
Cosa fa TradeCube?
Accompagna i datori di lavoro nella due diligence necessaria all’organizzazione della trasferta, ad esempio:
- Individua le restrizioni e gli adempimenti da svolgere in relazione all’emergenza sanitaria
- Coadiuva il datore di lavoro nella stesura degli specifici protocolli
- Contatta le autorità locali chiedendo informazioni, ordinanze e normative
- Verifica gli adempimenti necessari per la compliance nel paese ospitante
- Predispone tutte le pratiche necessarie, anche con l’aiuto di corrispondenti locali
- Individua i trattamenti economici e normativi da riservare ai lavoratori in trasferta