I datori di lavoro italiani, ma non solo, stanno prendendo consapevolezza dell’importanza degli adempimenti da svolgere quando i lavoratori si recano oltreconfine, in conformità alle direttive UE in materia di distacco. L’attuale stato di pandemia ha comportato necessariamente un incremento nella frequenza dei controlli delle movimentazioni internazionali di persone.
A volte la possibilità di entrare in un determinato paese o di evitare/ridurre la quarantena è legata alle esigenze lavorative, che possono essere documentate solo dalle notifiche/dichiarazioni di Legge.
Negli ultimi mesi si è moltiplicata l’offerta in rete di servizi, da parte di operatori di tutta Europa, che gestiscono portali che permettono con un’unica interfaccia di inserire i dati della trasferta e dei lavoratori, allegare gli eventuali documenti richiesti e presentare la notifica/comunicazione all’ente europeo competente.
Ma bastano le notifiche automatiche per andare in trasferta nella UE?
Quando presentiamo una notifica (o dichiarazione, comunicazione, ecc) avvisiamo le autorità che stiamo per entrare nel loro paese a svolgere una prestazione lavorativa. Non solo, perché precisiamo con dovizia di particolari:
- Chi siamo
- Chi è il nostro legale rappresentante
- Che cosa facciamo sul loro territorio
- Dove siamo
- Chi sono i lavoratori che presteranno la propria opera
- Chi sono i referenti/rappresentanti sul posto
Tutti questi dati servono alle autorità per effettuare i controlli. Ma quando il controllo arriva e noi mostriamo la notifica con tanto di ricevuta è davvero tutto a posto? Di solito no, perché dobbiamo avere svolto tutta una serie di attività per adeguarci alle norme di legge vigenti sul posto, che non sono statiche, ma si evolvono continuamente.
Quali domande farci per essere in regola:
- Dobbiamo rispettare un Contratto Collettivo locale?
- Qual è la retribuzione minima da applicare?
- La retribuzione minima deve essere verificata nella sua globalità o con riferimento a ogni singolo istituto?
- Ci sono delle festività locali nel periodo durante il quale siamo in trasferta?
- Qual è l’orario di lavoro da rispettare e come deve essere documentato?
- Quali sono i documenti che dobbiamo tenere a disposizione delle autorità?
- Possono essere in formato elettronico?
- In quale lingua devono essere tradotti? Serve una traduzione giurata?
- Necessita un riconoscimento di requisiti professionali?
- E’ ammesso il subappalto?
- Dobbiamo registrarci all’autorità di polizia?
- Gli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro (es. la durata della formazione) devono essere adeguati?
- Dobbiamo registrarci agli uffici fiscali o avere una rappresentanza IVA?
- E molte altre che sicuramente abbiamo tralasciato…
Le risposte dipendono da molti fattori, tra i quali l’attività svolta dall’azienda, la sua dimensione, le qualifiche e la retribuzione dei lavoratori, il contratto con il cliente, la durata della trasferta, il luogo in cui si va ad operare (una fabbrica, un cantiere, un ospedale, un aeroporto…) e la località/regione della trasferta.
Davvero tutto ciò può essere automatizzato?
La riposta è no, almeno per chi si affaccia al problema per la prima volta. Per questo, TradeCube accompagna le imprese che inviano i lavoratori in trasferta, esaminando nel dettaglio la normativa applicabile con riferimento alle caratteristiche dell’azienda, dei lavoratori e della trasferta da effettuare. Ogni trasferta viene confezionata su misura, nel rispetto della normativa europea e locale, grazie alla rete consolidata di partner internazionali, rigorosamente specializzati in tema di distacco ed immigrazione.
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