Molte imprese svolgono la propria attività nell’ambito dell’unione Europea effettuando spesso trasferte, viaggi d’affari, meeting o altro.
Negli ultimi mesi, l’attività si è ridotta in conseguenza dell’emergenza sanitaria, ma nonostante la situazione appaia ancora critica, molti operatori si stanno muovendo per riprendere i progetti interrotti, visitare le filiali estere, adempiere agli obblighi contrattuali rimasti in sospeso.
L’IVA pagata nella UE si può recuperare
Come sappiamo, le spese di viaggio e soggiorno all’estero possono essere particolarmente incisive, soprattutto in un periodo che impone un’accurata scelta delle strutture ricettive.
Non tutti sanno però che è possibile, nella maggior parte dei casi, recuperare l’IVA su queste spese, chiedendole a rimborso tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate italiano, attraverso i canali fiscoonline o entratel o tramite un intermediario
Ma quali sono queste spese?
- Acquisti di beni territorialmente rilevanti nello Stato estero
- Acquisti di beni che non sono usciti dal territorio dello Stato (es. particolari ipotesi di operazioni triangolari, oppure beni acquistati per la prestazione di un servizio in loco);
- Acquisti di beni che si considerano “consumati” nello Stato estero (ad es. carburanti).
- Acquisti di servizi territorialmente rilevanti nello Stato estero (diversi da quelli generici)
- Servizi sui beni immobili per immobili che si trovano nello Stato estero;
- Servizi di ristorazione e catering usufruiti nello Stato estero;
- Servizi per l’accesso a una manifestazione culturale, a una fiera, un convegno, ecc…
- Noleggi a breve termine di mezzi di trasporto;
- Servizi di trasporto di persone avvenuto nello Stato estero.
A volte l’IVA pagata viene portata direttamente a costo ed in un anno solare può raggiungere cifre di tutto rispetto.
Si può chiedere il rimborso se…
- Il rimborso segue le regole della detraibilità IVA vigenti nell’altro stato UE, quindi ci potrebbero essere (ma non è una regola) delle limitazioni, in particolare sulle spese relative ai veicoli, sui carburanti e sulle spese di vitto ed alloggio, analogamente a quanto previsto in Italia.
- E’ inoltre molto importante documentare l’inerenza delle spese all’attività d’impresa: le spese sostenute devono essere coerenti con l’attività svolta dall’operatore italiano e, in particolare per le spese di vitto e alloggio, devono essere poste in essere le formalità previste per l’invio dei lavoratori in trasferta nella UE.
Approfondimenti: costi e adempimenti nelle trasferte all’estero
https://www.tradecube.it/costo-del-lavoro-e-tutele-per-dipendenti-in-trasferta-allestero/
https://www.tradecube.it/il-costo-delle-trasferte-dipendenti-allestero-certificazioni-e-privacy/
https://www.tradecube.it/trasferte-allestero-post-covid-19-costi-di-viaggio-e-sicurezza/
La scadenza per chiedere a rimborso l’IVA pagata nella UE nel 2019 è il 30/09/2020.
Naturalmente TradeCube offre questo servizio sia per quanto riguarda la presentazione della domanda di rimborso telematica che la relativa consulenza.
E per il 2020?
La scadenza è lontana (30/09/2021), ma in molti casi i rimborsi possono essere chiesti anche con cadenza trimestrale se si intende velocizzare l’incasso.
In particolare sollecitiamo a richiedere subito eventuali rimborsi IVA al Regno Unito, perché dal 01/01/2021, con l’avvento della Brexit, potrebbero sorgere difficoltà imprevedibili.
Vi raccomandiamo di curare con la massima attenzione la documentazione che sarà utile per ottenere il rimborso, richiedendo l’emissione delle relative fatture e verificando i dati in esse contenuti, per evitare di ritrovarsi alla scadenza con documenti inutilizzabili.