PMI, la lingua inglese, e la competitività a rischio

La conoscenza della lingua inglese è fondamentale per il proprio business. Questo è l’assunto che tutti conoscono, ma purtroppo, non tutti mettono in pratica. La situazione reale delle PMI non sembra ancora rispecchiare questa nozione fondamentale sia per via di situazioni strutturali ma anche di cattive abitudini. Il risultato è preoccupante: secondo il rapporto internazionale EF EPI, che misura l’indice di competenza dell’inglese nelle varie nazioni, l’Italia è al trentesimo posto a livello mondiale, e al ventiquattresimo in Europa.

Un sistema di insegnamento pubblico non all’altezza, e la scarsità di occasioni per praticare la lingua durante la giovane età rappresentano un problema per le imprese, così come le poche chance disponibili per “recuperare il gap”. Aggiungiamo il fatto che alcuni titolari d’impresa non abbiano ancora afferrato quanta differenza può fare questo tema in termini di successo futuro. Ancora oggi, capita di trovare aziende in cui imparare le lingue è visto come qualcosa che il collaboratore deve “fare per conto suo” o addirittura come una perdita di tempo.

L’inglese è fondamentale per la competitività di una PMI

Non si tratta però solo di parlare ai clienti. L’inglese è diventato estremamente pervasivo nelle realtà aziendali e nelle nostre vite. Dal reperimento delle giuste informazioni su leggi e regolamenti, per evitare problemi legali, all’utilizzo corretto di strumenti di lavoro, fino al marketing e al mondo digitale, si stima che la conoscenza delle lingue possa impattare anche più del 20% sull’efficacia dell’azione aziendale che circonda il lancio un prodotto.

L’inglese è usato per strappare commesse alle aziende italiane

La cosa più drammatica è che l’Italia sia stata superata non solo dai paesi avanzati come Olanda, Germania e Belgio (in Francia invece non stanno messi molto meglio, solo al ventottesimo posto), ma è anche stata “lasciata sul posto” da alcune nazioni in crescita che, dal punto di vista produttivo, rappresentano degli avversari feroci per via dei costi del lavoro ridotti. Sottovalutare la conoscenza delle lingue, e dell’inglese in particolare, non è più quindi un “rischio generico”, un problema di capirsi o non capirsi. Se pensiamo a Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, può diventare l’arma finale per “strappare” commesse alle imprese italiane.

E’ il momento di prendere sul serio (almeno) l’inglese

Su alcuni elementi, non c’è una vera possibilità di intervenire. Sulla scuola ad esempio, o sul fatto che ad esempio in televisione ci sia un numero troppo alto di contenuti doppiati (anziché, come in altri paesi, in lingua originale con sottotitoli). Su altri, si può lavorare e ne va della vita stessa dell’impresa. Lo studio delle lingue, per un’azienda che vuole lavorare con l’estero, deve diventare una componente strutturale con una formazione specifica. Non un “si faremo, forse”, o un “ci penseremo quando avremo tempo”, ma una programmazione certa soprattutto sulle fasce d’età più “deboli”.

Fasce che non sono necessariamente quelle più alte, ma anche quelle che, avendo un’attitudine, rischiano di sprecarlo. Secondo il rapporto EF, il livello di conoscenza si presenta carente nei primi anni dopo l’uscita dalle scuole superiori e dalle università, in cui normalmente, gli studenti si concentrano maggiormente su uno spettro formativo più ristretto.

Per andare incontro anche a queste esigenze, TradeCube ha avviato una partnership con Languages at Work, realtà specializzata in servizi linguistici multilivello. Traduzione e interpretariato, ma soprattutto formazione, che può essere ritagliata sulle specifiche necessità aziendali con corsi personalizzati e strutturati anche sul lungo periodo.

E’ possibile approfondire visitando il sito ufficiale: www.languages.work

La superficialità regna sovrana

Public Toilette 50 MT A DX? Cos’è, un numero romano? Questo è quello che si sono chiesti gli avventori che si sono imbattuti in questo cartello, che rappresenta bene la superficialità con cui si affronta il tema delle lingue straniere, ma anche quello delle abbreviazioni differenti nelle varie culture. Ci chiediamo cosa abbia pensato chi ha ideato questo cartello: si aspettava davvero che qualcuno capisse tutte quelle sigle?

Main Photo by Jr Korpa on Unsplash

Disclaimer: The content of this article is intended to provide a general guide to the subject matter. Specialist advice should be sought about your specific circumstances. Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di offrire informazioni orientative alle imprese. Vi invitiamo a chiedere una consulenza specialistica relativamente alla Vostra situazione specifica.

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