Nel precedente articolo abbiamo introdotto il tema dell’origine parlando dell’origine non preferenziale, che deve essere indicata sui modelli Intrastat.
In sintesi abbiamo detto che:
- L’origine non preferenziale corrisponde al “made in”
- Il riferimento è la singola nazione da dove origina il prodotto
- L’origine viene attribuita in base a delle regole precise link all’articolo precedente
Naturalmente il Made in ha una grande importanza commerciale ed è proprio per questo che è essenziale conoscerlo bene.
Dove si trovano le regole di origine non preferenziale (made in)?
Le regole sono stabilite dalla UE e sono le medesime per tutti i paesi dell’Unione Europea. Il riferimento è il Regolamento Delegato (UE) 2015/2446 della Commissione, che illustra nel dettaglio i criteri da seguire e le regole specifiche per ogni prodotto. In particolare l’allegato 22-01 elenca le voci doganali dei vari prodotti, descrivendo le regole da rispettare per poter attribuire il made in/origine non preferenziale. Ricordiamo che il rispetto delle regole deve essere accuratamente documentato!
Quindi è sufficiente cercare il nostro prodotto nell’allegato 22-01?
Cercare (e trovare, il che non è scontato) il prodotto non basta. Per consultare l’allegato 22-01 è necessario leggere attentamente le definizioni, le modalità generali di applicazione delle regole e il glossario. Che differenza c’è tra prodotto e materiale? E tra fabbricazione e produzione? E che differenza c’è tra CTH e CTHS? Senza conoscere questi aspetti è impossibile applicare la regola correttamente.
La voce doganale può essere contemplata o meno dal Regolamento. Se troviamo la voce che ci interessa dobbiamo leggere attentamente tutte le note, per capire, ad esempio, che cosa si intende per miscuglio o per assemblaggio di semiconduttori e poi, naturalmente, verificare e documentare la regola.
Ma se la nostra voce doganale non è nell’allegato 22-01?
In base al caso specifico, sarà necessario applicare la “regola residuale di capitolo” oppure rifarsi alle “regole di lista” internazionali del WTO , pubblicate anche, in inglese, sul sito della Commissione Europea. Anche in questo caso è necessario leggere attentamente le definizioni e le note, per poter applicare correttamente le regole.
E se non siamo produttori, ma solo rivenditori?
In tal caso sarà il nostro fornitore che ci deve rilasciare la dichiarazione d’origine non preferenziale, sotto la sua responsabilità. Le modalità sono quelle che indichiamo nel paragrafo successivo. E’ importante avere sempre la dichiarazione del nostro fornitore, prima di dichiarare l’origine a nostra volta.
Attenzione: se la dichiarazione d’origine del fornitore è palesemente falsa ne siamo corresponsabili.
Come si dichiara l’origine non preferenziale?
Non esiste un format specifico per dichiarare l’origine non preferenziale, che può essere dichiarata in forma libera. Ad esempio:
- Etichetta sul prodotto
- Stampa sul prodotto
- Indicazione in fattura o sul DDT
- Indicazione sui documenti commerciali (offerta, conferma d’ordine, contratto, ecc.)
- Indicazione sulla scheda tecnica del prodotto
- Dichiarazione in forma libera
Se non è il prodotto stesso ad essere etichettato è molto importante che esso sia identificato in modo inequivocabile, con l’indicazione, ad esempio, della voce doganale, del numero di matricola o di serie, ecc.
Ma allora che cos’è il Certificato di Origine?
Il certificato di origine attesta l’origine non preferenziale e viene generalmente richiesto per le esportazioni verso alcuni paesi e per l’apertura di lettere di credito. Viene rilasciato dalla Camera di Commercio competente per territorio. La pratica viene svolta tramite un portale telematico sul quale vengono caricati i documenti richiesti dalla Camera di Commercio la quale, dopo una fase istruttoria, rilascia il certificato. E’ necessario richiedere un certificato per ogni spedizione.
E per quanto riguarda l’origine preferenziale? Ne parleremo nel prossimo articolo!
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