Il recente obbligo di indicare l’origine non preferenziale sugli Intrastat sta generando un fuoco incrociato di richieste tra i vari operatori del settore.
Le proporzioni del problema sono molto vaste, perché non riguardano solo le imprese che vendono nell’Unione Europea, ma anche i loro fornitori, e coinvolgono nel contempo gli uffici amministrativi che compilano abitualmente l’Intrastat.
Origine non preferenziale e made in Italy (vero o falso)
La confusione regna: viene certificato improbabile mix di origine preferenziale, geografica, provenienza e made in Italy, con dichiarazioni copiaincollate da esempi reperiti in rete.
L’impressione è che gli operatori non abbiano compreso che l’origine non preferenziale altro non è che il Made in e che dichiarare il Made in Italy non può prescindere dalla conoscenza del diritto doganale…
l prodotto che vendiamo per Made in Italy lo è anche per la legge o rischiamo venga considerato falso Made in Italy?
Made in Italy non è solo un’espressione, ma un’affermazione importante. Queste tre parole non si limitano a qualificare il prodotto, ma contengono i valori di un’intera nazione. Passione, dedizione, orgoglio. La definizione di Made in Italy contribuisce in modo determinante all’immagine, alle strategie produttive e commerciali.
Ma perché il mio prodotto è Made in Italy? Dove sta scritto?
E’ noto che esistono delle regole ben precise da rispettare perché sia possibile etichettare, marcare o in altro modo definire qualsiasi prodotto come “Made in Italy”, ma queste regole possono essere molto complesse ed a volte non proprio facili da reperire.
Quindi, se è vero che il mio prodotto è made in Italy occorre documentarlo in modo esauriente. Se non posso farlo perché non conosco la norma, o in azienda non c’è nessuno che mi possa aiutare e non esiste una procedura per cui, prima di etichettare, marcare, ecc. un nuovo prodotto occorre documentare accuratamente l’affermazione.
A volte non è sufficiente che sia “fatto in Italia“. Non basta che la mia fabbrica sia a Milano e i miei subfornitori siano in Lombardia. O in Veneto o in Calabria o in Emilia Romagna.
A volte per documentare l’effettiva qualità di Made in Italy è necessario verificare l’origine (che non è la provenienza) dei componenti o delle materie prime, oppure il luogo di svolgimento di tutte le fasi del processo produttivo. Oppure ancora, analizzare la distinta base o la scheda costruttiva del prodotto.
Da che parte iniziamo?