Dall’1 gennaio 2021, le imprese italiane che inviano i propri lavoratori in trasferta nel Regno Unito devono svolgere una due diligence preventiva molto attenta. Con l’entrata in vigore dell’accordo di lavoro sulla Brexit, le imprese che operano oltremanica hanno bisogno di verificare la necessità di un eventuale permesso di lavoro e di una sponsorship da parte del cliente UK.
La Brexit cambia le trasferte in Inghilterra e UK dal 2021
Il Trade and Cooperation Agreement (o TCA, Accordo di Commercio e Cooperazione) entrato in vigore quest’anno prevede regole molto stringenti e l’impresa deve soddisfare pienamente tutti i requisiti previsti dall’accordo per poter inviare i propri lavoratori in trasferta nell’ambito del regime “short-term business visitors”.
Solo in presenza di tutte le condizioni previste sarà possibile operare in UK senza permesso di lavoro per un periodo massimo di 90 gg ogni sei mesi (periodo mobile). Il possesso dei requisiti dovrà inoltre essere accuratamente documentato per evitare che il lavoratore sia respinto alla frontiera, e coinvolge, a puro titolo esemplificativo:
- La natura della trasferta
- L’attività svolta dal datore di lavoro
- La specializzazione dei dipendenti
- Alcuni aspetti contrattuali
Le nuove regole valgono anche per l’Irlanda del Nord
Il protocollo per l’Irlanda del Nord, al fine di evitare l’esistenza di una frontiera fisica sull’isola irlandese, ha previsto che l’Irlanda del Nord, ai fini IVA e doganali, continui a seguire le normative UE e a far parte dell’Unione Doganale, ma ciò non vale per l’immigrazione e per l’effettuazione di trasferte!
Che cosa sono le payroll working rules (IR35)?
L’intermediazione di manodopera e il mero prestito di manodopera sono vietati e severamente sanzionati in Italia, nell’unione Europea e in quasi tutto il mondo, salvo quelli effettuati da agenzie appositamente autorizzate. Ne abbiamo già parlato in relazione al subappalto, che spesso viene utilizzato per lo svolgimento di trasferte all’estero
Il Regno Unito prevede una particolare fattispecie di intermediazione di manodopera con conseguenze in campo contributivo e fiscale. Le payroll working rules (IR35) sono infatti normative atte a sottoporre a tassazione l’intermediazione di manodopera.
In sostanza se il servizio viene prestato e fatturato da una società, ma i dipendenti della stessa si comportano come se fossero alle dipendenze del cliente UK, si presume che si tratti di un prestito di manodopera con intenti elusivi e di conseguenza i dipendenti saranno assoggettati alle imposte sui redditi e a contributi.
In linea generale l’impresa che si reca in trasferta nel Regno Unito per svolgere installazione e manutenzione dei propri prodotti non rientra in questa casistica, ma la deve conoscere per poterne dimostrare la non applicabilità.
Che cosa cambia dal 6 aprile 2021 in tema di IR35?
Parlando di settore privato, fino al 5 aprile 2021 è onere e responsabilità del prestatore di servizi verificare se rientra o meno in questa normativa. Il prestatore di servizi doveva quindi verificare sotto la sua responsabilità di non rientrare nella casistica descritta.
Dal 6 aprile 2021 invece la responsabilità della determinazione dell’applicazione o meno della IR35 è a carico del cliente UK, se questi è un ente pubblico oppure una media o grande impresa. In questo caso l’impresa italiana dovrà acquisire dal cliente stesso una dichiarazione motivata che qualifica lo “status” dei suoi dipendenti ai fini dell’applicazione della norma.
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TradeCube può aiutare l’azienda analizzando le singole trasferte/situazioni interne per definire le modalità corrette di ingresso nel Regno Unito e l’applicabilità dell’IR 35.
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6/4/21 – Photo by Robert Tudor on Unsplash