Quando ci si confronta con un’autorità straniera, non troveremo nessun interesse a facilitarci la vita. E’ fondamentale evitare di lasciare appigli per possibili controversie, nelle traduzioni con cui comunichiamo
Spesso le controversie con i partner commerciali si risolvono bonariamente. E’ un dato di fatto, dovuto alla semplice ragione che esiste un interesse comune a portare a termine l’affare, sia per l’ovvio guadagno reciproco atteso, sia per non perdere tutte le fasi preparatorie che – da sole – rappresentano un investimento.
Quando in gioco entra un’autorità ispettiva o pubblica il discorso cambia, soprattutto se appartiene ad un paese straniero. Dall’altra parte non solo non si trova l’interesse a far andare in porto l’operazione. Spesso, ci si scontra contro una quantità di pregiudizi che vedono protagonista, in senso negativo, l’impresa straniera.
Molte volte i malintesi con le autorità nascono per problemi squisitamente linguistici. Non stiamo parlando della difficoltà di trovare un traduttore laureato in ingegneria nella Mongolia interna, ma delle lingue europee: inglese, francese, tedesco, spagnolo e anche italiano. Il tedesco che si parla in svizzera è diverso da quello che si parla in Austria ed è ancora diverso da quello che si parla in Germania. L’inglese che si parla negli Stati Uniti è diverso da quello parlato nel Regno Unito o in Australia. Anche l’italiano che si parla in Italia ha delle sfumature diverse da quello parlato nel Canton Ticino.
Quando nessuno vuole venirci incontro…
Se davanti a noi c’è un affascinante straniero (o straniera) conosciuto durante una vacanza, barriere linguistiche di questo tipo non sono un problema. E non sono un problema nemmeno se chi abbiamo davanti è un partner commerciale. Sarà la determinazione a voler fare affari con noi che permetterà di saltare la barriera.
Se abbiamo sulla scrivania (o nella mail) la comunicazione di un’autorità estera che ci avvisa di una verifica in corso, ci contesta delle irregolarità o ci chiede della documentazione, tale determinazione non c’è. Un errore nella scelta della terminologia o del tono con il quale ci si presenta può essere fatale.
Nella normale realtà italiana, quando riceviamo una comunicazione ufficiale che non fa parte dell’ordinarietà, probabilmente la mostriamo al commercialista e all’avvocato chiedendogli di scrivere la risposta. Non si sa mai. Quando invece riceviamo una comunicazione in lingua proveniente da un’entità straniera, una volta scritto il testo della risposta in italiano, la passiamo ad esempio al nostro collaboratore che è madrelingua francese.
Madrelingua non significa onnisciente
Il problema è che, per quanto madrelingua, il collega, di materie fiscali, potrebbe non capire assolutamente nulla. E’ come se ci sentissimo male in un paese straniero: vorremmo sicuramente far capire al medico come ci sentiamo, ma prima di tutto vorremmo che quello con cui ci interfacciamo sia effettivamente un medico.
Il solo fatto di essere madrelingua non abilita automaticamente a conoscere il tono e la terminologia con i quali porsi all’autorità: i vocaboli di uso comune possono avere sfumature di significato diverso in ambito legale, fiscale, contrattuale ecc.
Dobbiamo essere consapevoli che la traduzione legale di un documento in qualche modo ufficiale debba essere sempre affidata ad uno specialista della materia, per evitare conseguenze spiacevoli ed inaspettate.