“Si è sempre fatto così, tanto… chi ci controlla?!”
Quante volte abbiamo sentito questa frase? O ancora, quante volte ci è capitato anche solo di pensare di agire secondo questo criterio?
Lasciare l’automobile in doppia fila, non fare la raccolta differenziata, passare con il semaforo rosso…In questi casi può non succedere nulla se non si viene “beccati” in flagrante.
Ma se parliamo di lavoro e di diritti dei lavoratori… beh, il discorso cambia. La Costituzione italiana ha una chiara impostazione sulla concezione del lavoro, che deve essere “in ogni caso sufficiente ad assicurare [al lavoratore e alla famiglia] un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36, comma I).
Non dimentichiamo, inoltre, che l’Italia è parte di un sistema intergovernativo più ampio: l’Unione europea. Proprio in ambito europeo, la consapevolezza sulle condizioni di lavoro e sulle azioni da intraprendere per garantire la tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici è sempre maggiore. Complice il fatto che ad oggi, secondo i dati elaborati dalla Commissione europea, sono circa 14 milioni le persone che vivono e lavorano in uno Stato membro diverso da quello di origine.
Il ruolo dell’ELA (European Labour Authority)
A tal proposito, esiste l’Autorità europea del lavoro (European Labour Authority, abbr. ELA), istituita nel 2019 allo scopo di favorire la cooperazione tra gli Stati membri e sorvegliare sulla corretta applicazione delle norme. L’Autorità europea del lavoro è attiva anche in materia di mobilità, che include il distacco transnazionale dei lavoratori. L’ELA si occupa di valutare i possibili rischi legati al tema della mobilità – comprese le eventuali controversie tra Stati – e soprattutto, di coordinare le ispezioni nei luoghi di lavoro.
In particolare, due settori sembrano essere i più “controllati”, data la complessità delle prestazioni e dei relativi adempimenti che ne conseguono:
- Il settore dei trasporti, che per definizione coinvolge più Paesi e ha la funzione di mettere in circolo beni, servizi e persone;
- Il settore delle costruzioni, che può essere più o meno vasto a seconda del Paese (ne abbiamo parlato di recente a proposito della Spagna…).
Ciò non toglie che anche tutti gli altri settori debbano essere in linea con le prescrizioni normative. È un’agenzia ancora giovane, ma si prevedono notevoli evoluzioni per il 2024. Basti pensare al numero di dipendenti stimato, pari a 144, e destinato ad aumentare con l’incremento delle attività.
E qui entra in gioco TradeCube…
I nostri clienti sanno bene che in previsione di una trasferta, seppur di pochi giorni (fosse anche uno solo), occorre attivarsi tempestivamente per conoscere e rispettare tutti gli adempimenti previsti dal Paese di destinazione per il settore di interesse. Questi comprendono una retribuzione equa e adeguata, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, l’accesso alle informazioni da parte dei lavoratori, e tutto ciò che può essere racchiuso nei cosiddetti “Principi del pilastro europeo dei diritti sociali ”.
In TradeCube incoraggiamo una presa di consapevolezza di questi aspetti, e seguiamo le aziende passo dopo passo nell’effettuazione delle trasferte nel pieno rispetto dei diritti di tutti gli individui coinvolti.
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