NOTA: Questo articolo si riferisce a un periodo precedente agli accordi attuali. Per una panoramica più completa, consultare la sezione Brexit di TradeCube.
Le implicazioni della Brexit sui distacchi e trasferte dei lavoratori nel Regno Unito potrebbero essere pesantissime.
Analizziamo gli scenari che si possono prospettare. Va rilevato che, indipendentemente dalla soluzione che si delineerà, le imprese sono già colpite dalla situazione in quanto devono già prepararsi, sin da ora, ad affrontare un’eventuale emergenza.
Brexit con accordo
Se l’accordo di recesso verrà ratificato, il periodo di transizione avrà inizio alla data del recesso del Regno Unito (il 30 marzo 2019 – il giorno della Brexit o “Brexit Day”) e terminerà in linea di principio il 31 dicembre 2020.
- Per quanto concerne la libera circolazione, tutti i diritti saranno mantenuti fino alla fine del 2020, come se il Regno Unito fosse ancora membro dell’Unione Europea;
- In caso di accordo, è possibile che il Regno Unito implementi la direttiva Ue 2018/957 (che amplia le tutele dei lavoratori distaccati) entro il 30 luglio 2020, dando così continuità ed omogeneità alle norme sul distacco;
- Se così sarà la normativa UE sul distacco dei lavoratori verrà applicata anche post-Brexit (come è applicata negli stati SEE, ad esempio la Norvegia).
Brexit no deal
In caso di NO DEAL la situazione sarà critica, perché nessuno può prevedere esattamente che cosa accadrà: la mobilità delle persone sarà presumibilmente difficoltosa(controlli doganali/passaporti, nuove pratiche, visti/permessi, possibilità di code interminabili). Non sappiamo nemmeno cosa succederà, ad esempio, alle tariffe dei trasporti aerei ed a tutta la filiera del movimento delle persone.
Alcuni consigli di sopravvivenza:
- I lavoratori che si recano abitualmente in trasferta in UK ma non hanno il passaporto(che per ora non è necessario) devono chiederlo al più presto, per evitare di restare scoperti e non poter più passare il confine;
- I lavoratori da inviare in trasferta devono essere completamente in regola: in modo particolare verificate vaccinazioni, idoneità sanitaria, formazione ed abilitazioni professionali;
- Se abitualmente l’azienda invia in UK lavoratori non italiani, c’è di che preoccuparsi;
- Nella UE i lavoratori comunitari possono essere distaccati senza vincoli (salvo alcuni casi che riguardano i lavoratori Croati), e vige in linea generale la regola per cui il lavoratore extra UE può essere distaccato se è nel mercato del lavoro UE da almeno 12 mesi;
- Quando il regno Unito non farà più parte dell’Unione diventeremo tutti “stranieri“. E’ quindi possibile che l’impresa italiana venga autorizzata a distaccare solo lavoratori italiani;
- Occorre iniziare a valutare se parte dei lavori può essere affidata ad imprese locali: è raccomandabile perlomeno selezionare qualche partner locale per le emergenze.
Chiaramente, è necessario prevedere maggiori costi, in quanto i lavoratori distaccati potrebbero essere soggetti al versamento dei contributi in loco e/o l’azienda potrebbe essere obbligata a stipulare polizze di assicurazione, fornire cauzioni e garanzie.
Inoltre non è da escludere il pagamento di impostesul valore delle prestazioni di servizi effettuate nel Regno Unito o la necessità di identificazione/rappresentanza fiscale ed IVA.
A livello legale e contrattuale, per quanto riguarda gli aspetti legati alle trasferte, è necessario prevedere delle clausole di salvaguardia che tutelino l’azienda in caso di ritardi nelle consegne, nell’esecuzione dei lavori e degli interventi e quant’altro connesso allo spostamento dei lavoratori.