In molti casi il cliente, che è contrattualmente ed economicamente più forte, esige il controllo del trasporto, per ragioni organizzative, economiche e logistiche. L’esportatore italiano è spesso restio a farsi carico del trasporto e quindi accetta questa scelta senza alcuna obiezione (a volte con sollievo) e generalmente tende ad evitare i rischi e gli oneri del trasporto.
A volte però è opportuno, se non indispensabile, che sia l’esportatore a curare e controllare il trasporto; citiamo qualche esempio, ma ce ne sono molti altri:
- In alcuni casi (es. triangolazioni) l’effettuazione del trasporto è condizione indispensabile per poter fatturare senza addebitare l’IVA.
- In generale è opportuno, per poter disporre agevolmente della prova della cessione intracomunitaria e dell’export
- Quando l’adempimento del contratto (pagamento) dipende dalla consegna della merce è assolutamente raccomandabile che sia l’esportatore a pianificare il trasporto, pagare l’assicurazione e seguirne le varie fasi nei minimi dettagli.
Spesso ciò non viene fatto per prassi consolidata e mai revisionata e perché non c’è una sufficiente consapevolezza dei rischi.
Esempi di rischi derivanti dal trasporto internazionale
- Perdita, distruzione o impossibilità totale o parziale dell’uso dovuti a:
- Furto e incendio
- Avaria, danneggiamento, rotture (chi svolge le operazioni di carico/scarico/trasbordo/stivaggio ecc. ?)
- Collisioni, eventi atmosferici, incidenti
- Non corretto instradamento delle merci (chi si occupa dell’etichettatura del carico?)
- Incuria, scadenza termini di conservazione
- Ritardi nella consegna con conseguenti richieste di danni o addebito penali da parte del cliente
E’ quindi raccomandabile che, già in fase di prima offerta al cliente, si analizzi l’opportunità di farsi carico del trasporto e della relativa assicurazione, prevendendone i relativi costi e ponendo la relativa clausola tra quelle che saranno oggetto di negoziazione.