Attorno al fenomeno del lavoro a distanza in generale sono nate innumerevoli definizioni in tutte le lingue. Dallo “smart/remote/home working” al “cross-border teleworking”, dai “lavoratori agili” ai “nomadi digitali” “ai lavoratori da remoto”.
Cosa sono i nomadi digitali? Le definizioni italiane di telelavoro e lavoro agile
Il telelavoro e il lavoro agile si differenziano per le modalità di attuazione. In linea generale il lavoro agile presuppone un’organizzazione aziendale che preveda il lavoro per obiettivi e una sostanziale libertà di organizzazione del lavoratore, salvo il necessario coordinamento con la sede. Il telelavoro è invece il lavoro svolto da remoto con le stesse modalità con le quali si svolge in ufficio, fatta salva una maggiore libertà nell’organizzazione del tempo di lavoro.
Il “Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile”, firmato il 07/12/2021 dal Ministero del Lavoro e dalle Parti Sociali, è molto chiaro e assolutamente innovativo.
Introduce concetti molto moderni ed europei, come il lavoro a obiettivi.
“Il processo di diffusione del lavoro agile dà impulso al cambiamento organizzativo e di processo, con l’utilizzo di strumenti tecnologici idonei e comporta anche la promozione di specifici percorsi formativi utili a consentire a tutti i lavoratori lo svolgimento del lavoro secondo tali modalità. (…) L’indagine ha anche rilevato che il lavoro agile può favorire il bilanciamento tra sfera personale e lavorativa, ma anche dell’autonomia e della responsabilità individuale verso il raggiungimento degli obiettivi, favorendo altresì un risparmio in termini di costi e un positivo riflesso sulla produttività”
“Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile”
Presupposto fondamentale del lavoro agile è l’utilizzo di una tecnologia informatica avanzata che permetta di operare in team e di far circolare le informazioni. Il telelavoro è invece regolato dai Contratti Collettivi di categoria, nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo interconfederale del 09/06/2004.
“Il telelavoro costituisce una forma di organizzazione e/o di svolgimento del lavoro che si avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei locali della stessa.”
Il testo dell’accordo interconfederale, e dell’accordo quadro UE sul quale si basa, risentono chiaramente dei limiti tecnologici e di mentalità legati alla loro età. Nel 2004 non erano certo concepibili, almeno in Italia, gli attuali strumenti tecnologici e il telelavoro era considerato una modalità residuale nella maggior parte dei settori.
Nessuno dei due documenti che abbiamo citato tiene in considerazione, in modo più o meno esplicito, che queste forme lavorative potrebbero coinvolgere due diversi Paesi, dove vigono norme diverse.
L’accordo di lavoro agile, che è la base fondamentale per l’instaurazione di questo tipo di rapporto, dovrà quindi essere redatto anche con un’attenzione particolare alle norme applicabili in relazione alla localizzazione geografica del lavoratore.
Non devono essere trascurati i temi della riservatezza, privacy e cybersecurity, considerando che milioni di dati viaggiano tra le reti di tutto il mondo e risiedono su server sparsi per il globo.
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