Trasferte UE, SEE e Svizzera e riposo settimanale

Abbiamo già parlato di trasferte e orario di lavoro. L’articolo è stato scritto nel 2019, ma vi possiamo confermare che i problemi legati all’orario di lavoro sono i primi in classifica se vogliamo fare una statistica tra i progetti che abbiamo gestito negli ultimi cinque anni! Ben poche trasferte ne sono immuni, ed è per questo che vogliamo approfondire il tema del riposo settimanale, uno dei più “scottanti”.

La Direttiva che disciplina l’orario di lavoro nell’Unione europea

Per comprendere bene l’argomento è necessario risalire alle fonti. Le regole sull’orario di lavoro derivano da una matrice comune, che è la Direttiva 93/104/CE del 23 novembre 1993, così come modificata dalla Direttiva 2000/34/CE del 22 giugno 2000. Per entrare in vigore in ognuno degli Stati membri, le Direttive europee devono essere recepite dai singoli ordinamenti nazionali. Le Direttive dell’Unione europea non coinvolgono la Svizzera, che ha una propria legislazione interna (per molti versi allineata a quella della UE).

Riposo settimanale nelle trasferte UE, SEE e Svizzera, il confronto con l’Italia

In Italia è stato emanato il Decreto Legislativo n. 66 del 08/04/2003, al quale ha fatto seguito la circolare del Ministero del Lavoro n. 8 del 03/03/2005.  L’ordinamento italiano è uno dei pochi che ha previsto di applicare tutta la flessibilità concessa dalla Direttiva in tema di riposo settimanale. 

In Italia il riposo settimanale, salvo poche eccezioni, ha le seguenti caratteristiche:

  • Dura 35 ore ininterrotte ogni 7 giorni
  • Di regola coincide con la domenica, ma non è un obbligo, poiché il lavoro domenicale è ammesso dalla Legge
  • E’ calcolato come media su un periodo non superiore a 14 giorni 

Questo significa che un lavoratore può legittimamente lavorare (ad esempio) 10 giorni continuativi compreso il fine settimana, purché nell’arco di 14 giorni si fermi per due periodi ininterrotti di 35 ore.

Che cosa ci dobbiamo domandare in caso di trasferta nei Paesi UE/SEE/Svizzera?

Con ogni probabilità, troveremo delle regole più rigide uscendo dai nostri confini.

Il lavoro domenicale è ammesso?

In molti Paesi il lavoro domenicale è tassativamente vietato, oppure ammesso solo per particolari motivi e/o previa autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro nazionale o di altro ente competente. Non bisogna quindi dare per scontato che sia possibile lavorare la domenica, nemmeno quando esistono motivi tecnici e logistici che lo imporrebbero. Le richieste di autorizzazione devono essere in genere adeguatamente motivate e spesso le dichiarazioni dell’impresa italiana non sono sufficienti. In molti casi l’effettuazione del lavoro domenicale rende obbligatoria la fruizione di un riposo compensativo nei giorni immediatamente successivi o precedenti.

Il lavoro al sabato è ammesso?

In molti Paesi il sabato è considerato un giorno feriale lavorativo, in altri no. Segnaliamo, inoltre, che l’evoluzione normativa sta tendenzialmente escludendo il sabato dal novero dei giorni lavorativi, salvo i casi in cui il lavoro sia normalmente distribuito su sei giorni. In alcuni casi il lavoro al sabato è ammesso ma limitato alle ore mattutine, in altri casi a poche ore. In alcuni Paesi e per alcuni settori di attività è necessaria un’autorizzazione ad hoc per lavorare il sabato, e anche in questo caso possono essere previsti dei riposi compensativi.

Quante ore dura il riposo settimanale?

In base al Paese ospitante, da 35 a 48 ore consecutive, al netto delle ore di viaggio.  Le norme di Legge o le previsioni del Contratto Collettivo possono stabilire:

  • L’ora di inizio e fine del riposo settimanale;
  • L’inclusione della domenica nel riposo settimanale, andando così di fatto a vietare il lavoro nel fine settimana o in parte di esso.

Ogni quanti giorni deve essere fruito il riposo settimanale?

L’Italia ha recepito la soluzione più flessibile, che consente la fruizione di due riposi settimanali in 14 giorni. La maggior parte degli altri Paesi non l’ha fatto, quindi consideriamo che, in linea generale, il riposo continuativo deve essere fruito ogni 7 giorni. Le regole più conservative implicano che si possa lavorare al massimo 5 giorni continuativi.

Continuate a seguire TradeCube per scoprire, nei prossimi articoli, quali possono essere le conseguenze della mancata osservanza delle norme.

Disclaimer: The content of this article is intended to provide a general guide to the subject matter. Specialist advice should be sought about your specific circumstances. Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di offrire informazioni orientative alle imprese. Vi invitiamo a chiedere una consulenza specialistica relativamente alla Vostra situazione specifica.

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