TradeCube ha pubblicato centinaia di pagine sugli obblighi legati alle trasferte internazionali e sui rischi della mancata compliance. Abbiamo parlato di sanzioni amministrative e di conseguenze penali, di restrizioni e divieti, ma vogliamo oggi affrontare il tema del rischio reputazionale.
Il rischio reputazionale è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine dell’azienda da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori o autorità di vigilanza (definizione di Banca d’Italia)
Non è bello vedere il nome della propria azienda legato allo sfruttamento del lavoro o al mancato rispetto dei diritti dei lavoratori.
Il rischio reputazionale: lo scandalo è dietro l’angolo
Ciò è accaduto in diversi campi, nessuno escluso. Tutti ricordano le storie dei palloni cuciti da bambini, uno scandalo che coinvolse negli anni ’90 uno dei più famosi brand di materiali sportivi. A tutt’oggi, molte persone associano una nota marca di chip cinese alle immagini delle fabbriche con le “reti anti suicidio” installate per prevenire i frequenti tentativi di suicidio da parte di dipendenti esausti. Per non dimenticare il disastro industriale più grande della storia, quello di Bophal, in India, negli anni ’80, in cui quasi 4.000 dipendenti della Union Carbide morirono, chiusi a chiave in fabbrica, per una fuga di gas (insieme a un numero imprecisato di residenti). L’azienda si salvò, per il rotto della cuffia, ma la sua reputazione fu del tutto, e giustamente, spazzata via.
Ma i casi continuano ad essere portati alla luce, ad esempio per la tecnologia e gli smartphone, o per l’abbigliamento:
Apple e Samsung accusate di sfruttamento dei minori – Da Repubblica
Sfruttamento dei migranti siriani da parte dell’industria tessile in Turchia – Dal Post
Trasferte internazionali e etica del lavoro
Quando parliamo di trasferte in ambito UE/SEE/Svizzera sappiamo che esistono delle norme ben precise che hanno l’espresso obiettivo di evitare il dumping sociale e la concorrenza sleale. Il nocciolo di queste disposizioni è fare sì che il lavoratore in trasferta abbia diritto a condizioni di lavoro, anche economiche, non inferiori a quelle spettanti ai lavoratori che svolgono le medesime attività nel paese ospitante. Possiamo discutere all’infinito sulle complessità della burocrazia e sull’assurdità di un sistema Europeo dove 27 paesi hanno stabilito 27 modi diversi di fare la stessa cosa, ma non possiamo negare i valori etici che ci sono alla base.
Sulle trasferte oltre i confini dell’Unione Europea dobbiamo invece confrontarci con le regole sull’immigrazione. Non dimentichiamo che queste regole, per quanto complesse e articolate, hanno l’obiettivo di tutelare i confini e la sicurezza nazionale di ogni Paese e dei suoi cittadini.
Il rischio reputazionale collegato alla mancata compliance
Inviare i lavoratori in trasferta nella UE/SEE/Svizzera, senza rispettare le Direttive UE, oppure inviarli in un paese Extra UE senza il visto adatto allo scopo può avere conseguenze economiche, ma soprattutto può danneggiare gravemente la reputazione e l’immagine del datore di lavoro.
Se parliamo di ambito UE/SEE/Svizzera, in molti casi esiste una corresponsabilità tra il soggetto che riceve le prestazioni e l’impresa che invia i propri dipendenti a svolgerle. In alcuni casi la sanzione per l’azienda ospitante è addirittura maggiore.
Che cosa può succedere in concreto?
Non stiamo facendo osservazioni accademiche, perché il vostro cliente potrebbe ricevere una sanzione di migliaia di euro a causa della mancata compliance da parte vostra.
Ma non solo: il legale rappresentante persona fisica del vostro cliente potrebbe ricevere a titolo personale una sanzione di migliaia di euro per lo stesso motivo
Questo non è nulla se pensiamo alla sospensione dell’attività del cantiere o del reparto produttivo dove i vostri lavoratori stanno operando, sempre a causa di un vostro inadempimento.
Per non parlare del fatto che potreste essere “bannati” per anni dal paese ospitante.
Mettetevi dall’altra parte
Siete una multinazionale, o comunque un’impresa molto conosciuta nel settore e con un’ottima immagine e reputazione sul mercato. Vengono da voi dei tecnici stranieri ad installare/riparare un macchinario, che avete acquistato da un’azienda che vi ha garantito di soddisfare tutti i requisiti per poter essere un vostro fornitore.
Scenario A – L’amministratore delegato riceve una sanzione personale perché non sono stati rispettati i minimi retributivi (= è venuto a casa vostra uno che sta sottopagando i dipendenti) e i lavori vengono sospesi nell’attesa di accertare i fatti (= la macchina entrerà in funzione con qualche settimana di ritardo).
Scenario B – Il tecnico non arriva nel giorno prestabilito perché è stato fermato alla frontiera in possesso di un visto non adeguato all’attività da svolgere (= hanno cercato di introdurre irregolarmente uno straniero nel vostro paese)
E pensavate che si trattasse di un’azienda seria…
Conseguenze non solo commerciali e finanziarie
Le conseguenze commerciali e finanziarie sono evidenti. Perdita del cliente, richiesta di pagamento danni e penali, sanzioni, spese legali per difendersi, ecc. Ma il danno reputazionale è meno evidente ma ben più grave perché potrebbe minare la vostra presenza in un’area di mercato strategica ed esplicare i suoi dannosi effetti per anni… Per questo a TradeCube abbiamo scelto di puntare su un approccio trasparente e rispettoso delle norme e dell’etica che trasmettiamo ai nostri clienti insieme alla consapevolezza dei potenziali rischi…