L’arrivo del Covid-19 ha di fatto spazzato via il mondo delle fiere, sostituite da deboli momenti online per la presentazione di prodotti e incontro coi clienti. Anche con la ripartenza del mondo economico, successiva all’emergenza, molte cose non torneranno più come prima. Alcune spariranno, alcune vivranno in maniera diversa. Cosa ne sarà degli eventi fieristici?
Che ne sarà delle fiere all’estero nel 2021 e dopo il Covid-19?
Possiamo essere ragionevolmente sicuri che le fiere torneranno a esistere. Si può discutere su nuove modalità operative, ma la necessità di un contatto vero con le persone continuerà a fare la differenza. Probabilmente, saranno integrati più aspetti digitali, ma quando si tratta di business to business, sia motivi personali che pratici porteranno alla rinascita del settore.
La comodità è il primo vantaggio
Come detto, il primo è dato dalla maggior capacità di “concludere” di persona, di affrontare ritrosie iniziali, di trovare accordi di massima, di mettere in atto una persuasione che va oltre quella ottenibile da dietro a uno schermo. Inoltre, una fiera permette di incontrare, nello stesso posto, più tipologie di clienti e fornitori, capire cos’è cambiato nell’ultimo anno (tanto più che stavolta ci sarà da riassumere più di un anno).
Questione d’immagine
L’immagine è un altro motivo. In particolare quando si parla di eccellenze, e l’Italia ne ha molte, l’impatto visivo di uno stand, con la sua metratura, il design e il personale, sono insostituibili. Se pensiamo a quanto sia importante la percezione del marchio nel settore del lusso, comprendiamo come l’esibizione in fiera non sia solo fine a se stessa, ma finalizzata alla costruzione di un brand. La pura immagine non solo nei confronti del potenziale cliente, ma anche della concorrenza. E, per contrasto, chi fa marketing B2B sa benissimo cosa succede quando una grande azienda riduce la propria presenza. Sarà superficiale, ma è la realtà: tutti iniziano a pensare a possibili difficoltà, e a come potrebbero ripercuotersi sull’attività futura.
La fisicità di una fiera all’estero non è sostituibile
C’è poi il problema fisico. Un’azienda di caffè, per fare un esempio, vuole fare assaggiare il prodotto e non può imbarcarsi in un programma di invio campioni a distanza, magari con spiegazioni in conference call su come si è arrivati all’aroma finale. Lo stesso vale per profumi e benessere. Non si possono inviare migliaia di campioni “a freddo”, non è proprio pensabile. Lo stesso vale ad esempio per l’abbigliamento. Quante volte ci capita di uscire da un negozio e scoprire che abbiamo acquistato qualcosa di blu scuro pensando fosse nero? Figuriamoci quando si parla di ordini milionari. Si possono usare campioni di tessuto, ma nulla renderà mai l’idea come un vestito, o il sedile di un’auto. Anche nella meccanica, raccontare il procedimento che ha portato alla nascita di un prodotto può fare la differenza, così come rispondere alle domande del cliente con il prodotto davanti.
Se aggiungiamo che molti dirigenti e commerciali non vedranno l’ora, non appena si riapriranno i confini, di viaggiare, abbiamo il quadro completo. Le fiere forse non torneranno uguali a prima, ma non c’è davvero qualcosa che possa sostituirle.