Gli stereotipi sono molto pericolosi. Lo sono moltissimo anche nel mondo della promozione quando si vuole allargare la propria presenza a nuovi mercati. Lo stiamo vedendo in questi giorni con l’epidemia in corso. Siamo passati dallo stereotipo del “cinese col coronavirus”, su cui si è fatta fin troppa ironia, a quello dell'”italiano col coronavirus” che molti chissà perché nel nostro paese trovano molto meno divertente. Forse neanche gli altri, quando toccava a loro, lo trovavano divertente.
Attenzione ad evitare gli stereotipi culturali
Il concetto è che quando ci approcciamo a nuove culture è sempre meglio farlo da un foglio bianco. Ma è sempre importante impostare delle “best practice” per evitare situazioni pericolose. Anche per il mondo digitale. Un post di anni fa può facilmente tornare a galla facendoci giocare un affare.
Non si tratta quindi solo di voluti riferimenti a stereotipi, ma anche di limitare le situazioni involontarie. Per quanto riguarda il primo tema, non dovrebbe esserci nemmeno la necessità di dirlo, ma abbiamo già visto clamorosi casi in cui, senza adeguata sensibilità, i risultati sono stati disastrosi. Ci riferiamo al famoso video di Dolce & Gabbana sulla Cina. Giocare volontariamente sugli stereotipi, quando ci si promuove su un altro mercato, è una delle pratiche più rischiose in assoluto. Sarebbe buona norma evitarlo, anche se siamo assolutamente sicuri della riuscita dello scherzo. Probabilmente, anche in D&G lo erano.
Ripulirsi anche dagli stereotipi positivi
Il secondo livello è più sottile, e coinvolge l’inconscio. Tanti stereotipi sono così radicati che è perfino difficile individuarli perché passano per normalità. L’americano che mangia hamburger e patatine? Il messicano che mangia tacos: c’è gente che ha fatto saltare contratti per dei riferimenti ai tacos mentre si parlava di Messico.
E’ fondamentale che tutti coloro che operano in azienda siano consapevoli dei rischi di queste situazioni e si attivino per evitarle, prima “ripulendo” il proprio pensiero o atteggiamento, e poi, in seconda battuta, facendo il possibile per conoscere le differenze culturali senza giudicarle, e nemmeno enfatizzarle. Anche lo stereotipo “positivo” è comunque uno stereotipo, dopotutto.
Farsi aiutare da chi vive la quotidianità
Si tratta di costruire da zero un linguaggio che possa crescere identificando, col tempo, la strada da percorrere, quali corde toccare, prendendo man mano confidenza con l’aumentare delle conoscenze sulla cultura con cui ci rapportiamo. Anche in questo caso, è sempre fondamentale collaborare con persone del luogo, prima di avventurarsi su terreni sconosciuti. Sicuramente, informarsi leggendo e cercando tutte le informazioni a portata di mano aiuta, ed è auspicabile. Ma nulla può sostituire il “polso” di qualcuno che vive ogni sfumatura di una cultura.